Sulle dichiarazioni razziste e xenofobe di Manganelli

Manganelli è il braccio violento dello stato. Non pensate male, è
semplicemente il gestore del monopolio statale di forza e violenza. Ora
quello che lui dovrebbe fare, e che sa fare benissimo, è appunto
eseguire gli ordini e manganellare quando glielo ordinano. E dovrebbe
anche preoccuparsi del suo personale segmento delinquenziale ad
intermittenza
ed a tendenza moderatamente fascista che si chiama
polizia.

Invece lui si dedica, durante le sue audizioni, a discorsi utilissimi alla causa della montante marea nera e xenofoba.

NON SI E’ FATTO NULLA – «Viviamo una situazione di indulto quotidiano – dice alle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato – di cui tutti parlano. Ma su cui non si è fatto nulla negli ultimi anni».
La pena, aggiunge Manganelli, «oggi è quando di più incerto esiste in Italia»; un qualcosa che rende «assolutamente inutile» la risposta dello Stato e «vanifica» gli sforzi di polizia e magistratura. «Non gioco a fare il giurista – prosegue il capo della Polizia – nè voglio entrare nelle prerogative del Parlamento, ma quella che abbiamo oggi è una situazione vergognosa».

CRIMINALITA’ E CLANDESTINITA’ – «La criminalità diffusa in Italia ha un segmento di fascia delinquenziale ben identificato che si chiama immigrazione clandestina» ha aggiunto il capo della polizia. «Il 30 per cento degli autori di reato di criminalità diffusa sono immigrati clandestini – ha spiegato ancora Manganelli – ma questa media nazionale del 30 per cento va disaggregata». Così, ha proseguito il capo della polizia, si scopre, che se al Sud i reati commessi da clandestini incidono relativamente poco («i reati compiuti da irregolari si attesta intorno al 30 per cento»), al Nord e in particolare nel Nord est «si toccano picchi del 60-70 per cento». La maggior parte degli immigrati clandestini, sottolinea poi Manganelli, entra in Italia non attraverso gli sbarchi ma con un visto turistico. «Solo il 10 per cento dei clandestini entra nel nostro Paese attraverso gli sbarchi a Lampedusa- dice il capo della polizia- mentre il 65-70 per cento arriva regolarmente e poi si intrattiene irregolarmente». E conclude: «Il 70 per cento di quei crimini commessi nel Nord est da irregolari è compiuta proprio da chi arriva con visto turistico e poi rimane clandestinamente sul nostro territorio». Per contrastare la clandetinità, riflette Manganelli, «occorre quindi non solo il contrasto all’ingresso, ma il controllo della permanenza sul territorio dei clandestini».

CPT – Dal primo gennaio a oggi, «le forze dell’ordine hanno fermato 10.500 immigrati clandestini per i quali è stata avviata la procedura di espulsione: ma solo 2.400 di loro hanno trovato posto nei Centri di permanenza temporanea» ha reso noto Manganelli. «È un dato che io trovo inquietante – ha ammesso Manganelli -, perchè significa che oltre 8 mila clandestini sono stati "perdonati" sul campo essendosi visti consegnare un foglietto su cui c’è scritto "devi andar via", che equivale a niente».
«Noi forze dell’ordine diciamo che l’immigrazione clandestina va contrastata con rigore, ma di fatto rinunciamo già in partenza a qualsiasi possibilità di farlo» ha detto ancora Manganelli. In tutto il 2007 – ha spiegato Manganelli – «gli immigrati clandestini fermati e avviati ad espulsione sono stati 33.897, ma solo 6.366 di loro hanno trovato posto nei Cpt: di fatto, 27 mila sono stati destinatari di un ordine scritto (di allontanamento), naturalmente non accolto nella stragrande maggioranza, se non nella totalità, dei casi».

Che lui possa dire cose del genere e che le dica ora e non due mesi fa
è indicativo della degenerazione violenta e razzista che la vittoria
delle destre ha avviato in Italia così come è anche indicativo dell’aria nuova che si respira da qualche tempo l’articolo 9 del decreto sicurezza che recita:

Art. 9.
Centri di identificazione ed espulsione
1. Le parole: «centro di permanenza temporanea» ovvero: «centro di
permanenza temporanea ed assistenza» sono sostituite, in generale, in
tutte le disposizioni di legge o di regolamento, dalle seguenti:
«centro di identificazione ed espulsione» quale nuova denominazione
delle medesime strutture.

Qualcuno direbbe che almeno, dopo i fatti di Torino, è stato eleminato l’ipocrita riferimento all’assistenza ma tant’è…

Torniamo a Manganelli. Il sillogismo che ci propone è semplice e forse si presta bene ai suoi gusti personali.
La criminalità deve essere repressa con forza e rigore. La
clandestinità è un crimine. Ergo i clandestini sono criminali e devono
essere reppressi con forza e vigore, cacciati o ficcati nelle carceri e
nei cpt, veri campi di concentramento moderni dove la gente muore senza
le più elementari cure mediche, vedi Torino, e dove viene
sistematicamente privata dei più elementari diritti umani (per info sui
cpt il sito di Amnesty è utilissimo). Non che le carceri siano meglio
invece.
Che Manganelli trovi inquietante che 8mila clandestini non siano stati
sbattuti nei vari cpt fa capire come sia solo un brutale esecutore di
ordini e che, come tale, dovrebbe restarsene zitto senza sparlare, senza sventolare dati e senza disaggregarli.
Per quello ci sono i sociologi e i politici, c’è il rapport annuale
istat. Anche perchè i dati sono oggettivi ma il modo di presentarli, lo
sceglierli e il discorso di contorno sono suoi, quindi risultato di una
scelta personale e politica come tutte le scelte personali.

Manganelli, ma si sà, lui è uomo d’azione, si dimentica di dire che è
clandestino ciò che noi decidiamo che clandestino sia. Quando il
decreto flussi 07 ha regolarizzato 170mila persone su 600mila circa si
sono creati per scelta 430mila irregolari e altrettanti italiani datori
di lavoro in nero.
Lasciare irregolare (oggi si dice clandestino e criminale) una persona
che lavora e che chiede il riconoscimento è un crimine perchè relega
quella persona in una zona oscura dominata da ricatti, miseria e paura.
Prendere quelle persone e metterle in un cpt o in un carcere è anche
peggio perchè alimenta non solo la pauperizzazione sociale ed economica
degli interessati ma anche delle loro famiglie.
E spesso rende questo processo irreversibile creando criminali per necessità e per fame.

A meno di non voler sostenere che gli irregolari siano
ontologicamente differenti dagli stranieri che vivono regolarmente in
italia. Una razza a parte di criminali pericolosi e da reprimere.
Insomma a meno di non essere dei responsabili, moderni e moderati
razzisti. Sarebbe interessante capire, senza Manganelli però, come sia
possibile diventare immigrato regolare in italia. Ebbene l’unico modo è
entrare irregolarmente da clandestino e sperare nei vari decreti flussi
pregando nel frattempo di non essere presi dai ragazzi di Manganelli
prima di avere in mano il fatidico foglietto di carta. Inoltre bisogna
anche avere come padrone un buon italiano che non voglia lucrare troppo sul lavoro
altrui ma che invece abbia intenzione di richiedere le regolarizzazioni.
Apro e chiudo una parentesi: ora che essere clandestino è un reato probabilmente il bravo italiano non avrà più il coraggio di dare una mano al migrante perchè avrà paura, poco importa se fondata o meno, di incorrere nel reato di omissione di denuncia (di migrante, cioè un reato fattosi persona). Un modo come un altro per tagliare tutti quei pochi legami che in qualche modo avrebbero potuto aiutare lo straniero ad uscire dal suo stato di irregolare.


Ma torniamo a Manganelli: prima parlavo del suo dare i dati a metà, ora parlerò del suo populismo.
Se si fosse letto il V capitolo del Rapporto Istat riguardante
immigrazione e stabilizzazioni avrebbe scoperto che i 100mila stranieri
denunciati nel 2006 erano al 94% sanza permesso di soggiorno.
Questo significa che gli stranieri regolari hanno un tasso criminogeno
pari a quello degli "indigeni" della penisola. E che gli unici che si
danno al crimine sono gli irregolari.
Tralasciando questo, tralasciando ogni considerazione sul processo e
sulle dinamiche che portano all’irregolarità, Manganelli si dedica al
populismo – il Giornale di domani ringrazierà – proponendo per un
problema complesso e delicato la soluzione più semplice e violenta: il manganello.
Nomen omen.

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