La crocetta del cittadino

Marco d’Eramo, da il Manifesto di martedì 8 aprile 08.

Cittadina/o: incarnazione dell’essere umano che si manifesta
in un solo irripetibile gesto, ogni due, tre o quattro
anni. Cittadina/o è colei/ui che fa una croce su un foglio
di carta in un separé ligneo la cui forma accosta il rito
del voto alla memoria dei vespasiani. Uscito dal bugigattolo
elettorale, il bipede umano smette la sua veste di
cittadina/o che riporrà nel guardaroba, con adeguata
naftalina antitarme, per riesumarla e indossarla alla
prossima scadenza.
O per lo meno è così che ci vorrebbe chi ci governa,
ma non riesce a dominarci (non del tutto, almeno). Però
troppo spesso è così che finiamo per vederci noi stessi
che insieme sopravvalutiamo e snobbiamo questa croce
(un «per»? un «più»? un simbolo religioso? un’ammissione
di analfabetismo?), come se il nostro destino fosse
tutto appeso a questa statistica di milioni di crocette individuali,

In realtà il nostro vivere politico è multidimensionale:
una dimensione – non la più importante
– parlamentare, che si esprime nella
fatidica crocetta; una sociale: quella dei conflitti,
degli scioperi, dei movimenti, delle manifestazioni
no-global; una culturale che si batte
contro i pilastri dell’ideologia conservatrice,
contro la «società dei proprietari» e per non solo
la libertà religiosa, ma anche la libertà dalla
religione; una comportamentale, dei gesti spiccioli,
in cui ognuno di noi fa politica con l’ospitalità
verso gli immigrati o la carta e i vetri nella
raccolta differenziata.
Da questi ultimi tre punti di vista, quasi nulla
ci offre la dimensione puramente elettorale

[…]

Astenersi allora? No. Allora votare per quel
che passa il convento, visto che al gioco elettorale
bisogna partecipare secondo le regole e i limiti
elettorali. Perché non votare è già un voto,
proprio come non decidere è una decisione

[…] il centro dello scontro politico oggi si situa
altrove, e ricordando che mai un parlamento
eletto ha approvato «buone leggi» senza una
forte pressione dall’esterno. Tutte le riforme degne
di questo nome, dal voto alle donne conquistato
dalle suffragette, alle ferie pagate del
fronte Popolare, allo statuto dei lavoratori dell’autunno
caldo, al divorzio e all’aborto, tutto è
avvenuto solo su pressione esterna da parte di
movimenti di piazza, violenti e non violenti.
Il voto non cambieràmolto (anche se un esito
diverso negli Usa avrebbe forse risparmiato
al mondo una guerra in Iraq). Però con le elezioni
avviene quel che capita con le «libertà formali
» che non rendono davvero liberi, ma la
cui assenza rende davvero schiavi. Così il voto
ha scarsa influenza, ma le società che non votano
stanno parecchio peggio. Accettiamo quindi
di (ap)portare la nostra croce.

This entry was posted in politica. Bookmark the permalink.

One Response to La crocetta del cittadino

  1. max says:

    “La differenza tra dittatura e democrazia è che in democrazia prima si vota e poi si prendono ordini, in dittatura non dobbiamo sprecare il nostro tempo andando a votare.” Charles Bukowski

Comments are closed.