Silvio. Ma potrebbe essere anche essere stata Michela. O Giorgia.
Quindi Carfagna, Brambilla o Meloni? Io dico Brambilla e ci punto una
birra. Allora facciamo TotoPompini: chi ha fatto cosa a Silvio B?
Anche su questo noi Italiani siamo avanti. In Belgio Tania Derveaux ha promesso
un pompino per ogni voto. Chiaramente una vetero-democratica: in Italia
se ne fai uno giusto poi diventi direttamente ministra. E’ il porcellum? Qui le info: http://dagospia.excite.it/articolo_index_41721.html
Praticamente
il governo potrebbe cadere da un momento all’altro sopratutto se il
pompino fosse "avVenuto" prima del voto: ergo lo tengono per le palle…
Aggiornamento: Mi dicono che la Michela sia stata trombata proprio all’ultimo sia dal
ministero della salute sia da quello dell’ambiente. Quindi non è
ministra ma sottosegretaria. Considerando dunque che Michela è stata trombata due volte e
che invece qui si parla di un pompino solo non rimarrebbe, stando a Dagospia, che la sobria Mara. La stessa Mara che scrive a Repubblica di condividere "le parole del Papa
quando afferma che la 194 e’ una ferita, che oggettivamente ha fatto
perdere all’Italia milioni di vite provocando un danno spirituale e
demografico del Paese."
Come si sa ci sono sistemi contraccettivi più efficaci e spirituali.
– “LA TELEFONATA DI … (NOME DEL MINISTRO) È QUELLA PIÙ FORTE. ROBA DA
PAURA. UNO SCANDALO. C’È LEI CHE SPIEGHEREBBE A UN’ALTRA COME TRATTARE
IL PREMIER… (UNA PRATICA CLINTONIANA)”…
Fabrizio d’Esposito per “Il Riformista”
Sono il Santo Graal della Terza Repubblica. Tutti le cercano ma non le trovano. È il Codice da Silvio,
che intriga molto, ma molto di più del blocca-processi e del lodo
Alfano, testi aridi e noiosi. Ieri Dagospia ha annunciato che usciranno
entro una settimana. E in quel momento, giura, si scatenerà
l’Apocalisse. Testuale. Non a caso le redazioni dei quotidiani italiani
sono in ansia da giorni e i loro direttori tentano di capire che cosa
fare. Qualcuno le tiene chiuse in un cassetto, un altro le vorrebbe ma
non ce l’ha, un altro ancora si augura che vengano censurate, come nel
caso di Stefano Menichini di ‘Europa’.
Il più diretto, invece, è stato Vittorio Feltri di Libero: «Il vero guaio di Silvio
è la gnocca». Insomma, a tenere banco tra gossip e realtà, parafrasando
Ligabue, sono le presunte intercettazioni hard del Cavaliere su
ministre, veline e attricette. Ossia i brogliacci telefonici usciti
dall’inchiesta di Napoli sul duopolio collusivo Rai-Mediaset, quella su
Saccà tanto per intenderci, e classificati come «non penalmente
rilevanti». E tutto ciò fornirebbe inoltre una chiave di lettura ben
precisa all’annuncio fatto ieri dal premier: «Sulle intercettazioni
probabilmente ci sono i termini di necessità e urgenza per procedere
con urgenza al decreto legge».
Sabato
scorso il Riformista ha riferito che la telefonata più piccante
riguarderebbe un’ex soubrette poi diventata ministro. Il giorno dopo,
sollecitata in merito dal Corriere della Sera, Giorgia Meloni
di An, titolare delle Politiche per i giovani, se l’è cavata così: «Io?
Io proprio no. Le sembro una con il fisico da showgirl?». Dunque la Meloni
non è. Chi resta? I nomi sono quelli lì e ieri poi un autorevole
testimone de oculo, che sostiene cioè di aver letto qualche brano del
prezioso Codice da Silvio, ha confidato a qualcuno che le
ministre sarebbero addirittura due. In pratica, in una telefonata a un
amico il premier farebbe una comparazione tra le qualità delle due
donne. Solo voci? Pura fantasia? Fatto sta che in Transatlantico, ma
anche altrove, non si parla d’altro.
Prima
scena, ieri a Montecitorio. Fuori nel cortile non si respira per il
caldo. Interlocutore maschio: «La telefonata di … (segue nome e
cognome del ministro) è quella più forte. Roba da paura. Uno scandalo.
C’è lei che spiegherebbe a un’altra come trattare il premier… (segue
descrizione di una pratica già causa in un altro paese occidentale di
impeachment)».
telefonata: «Il Cavaliere teme che esca una conversazione in cui
riferirebbe a un altro le sue difficoltà… (segue specificazione del
campo in oggetto) e di come li avrebbe risolti grazie a un farmaco
sperimentale». Le due voci riportate sono poi indicative dei partiti
che si stanno formando sul contenuto delle intercettazioni (sempre se
ci sono) e sulle relative interpretazioni.
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I partiti sono due. Il primo
mette insieme deputati e senatori che concordano soprattutto su un
punto: il Cavaliere non avrebbe nulla da perdere con queste telefonate.
Anzi. C’è pure chi ripete una frase pronunciata dal premier nei giorni
scorsi. Questa: «Io paura? Sono altre a essere tormentate. Io sono
tranquillo, non temo nulla. Al massimo verrà fuori che sono il più
bravo anche in quello». Capito? Il blocca-processi non sarebbe stato
fatto per i dettagli scabrosi in incubazione alla procura di Napoli. Il
secondo partito, ovviamente, è convinto del contrario: il Cavaliere
teme di perdere la faccia (tesi sostenuta anche da Feltri) per
i particolari che verrebbero fuori. Senza contare che poi lo scandalo
investirebbe altri pezzi di governo. A quel punto non sarebbe esclusa
una crisi.
Fantapolitica? Può darsi, ma qualcuno ricorda che
cosa successe quando furono rese pubbliche le insinuazioni su un
ipotetico flirt tra Gianfranco Fini e un altro ministro. Era qualche
anno fa. Su un quotidiano uscì una conversazione intercettata al bar
fra tre colonnelli di An e successe il finimondo, compresa
un’epurazione ai vertice del partito. Non solo. Terzo capannello a
Montecitorio e altro interlocutore maschio: «La vera questione non è il
sesso. Uno scandalo del genere comporterebbe la separazione di Berlusconi
dalla moglie Veronica. E a quel punto ciò che gli farebbero i giudici
civili in una causa di divorzio sarebbe molto pesante. Gli potrebbero
portare via anche metà del patrimonio. Altro che i processi penali, qui
rischia grosso».
Riassumendo: in queste ore al centro della
vita politica del paese ci sono le voci e i sussurri sulla vita privata
del premier. L’ennesimo conflitto d’interessi. Battute a parte, sarebbe
in atto una vera e propria corsa contro il tempo per bloccare
l’Apocalisse annunciata dal sito di Roberto D’Agostino.
Farina per Libero , il presidente emerito della Repubblica Francesco
Cossiga ha detto che stavolta per il premier è scattata «la soluzione
finale». Che comprende anche il gossip e le intercettazioni a luci
rosse. Di qui la decisione del Cavaliere di dare una stretta alla
pubblicazione delle conversazioni sui giornali: decreto legge coi
caratteri di urgenza e necessità. Anche perché il ddl varato dal
consiglio dei ministri ancora non ha cominciato il suo iter
parlamentare. Altro che refuso allora. Quando, infatti, il governo
decise di intervenire sulle intercettazioni ci fu il giallo del decreto
legge: a Palazzo Chigi il ddl divenne dl e il Quirinale si pronunciò
duramente contro un’ipotesi del genere. Il Cavaliere si difese dicendo
che era tutta colpa di un refuso e non c’era dolo.
Adesso che
invece è partito il conto alla rovescia sulle trascrizioni provenienti
da Napoli, è rispuntato fuori il dl. E stavolta non si tratta di un
refuso. Stando alle indiscrezioni, allora, ciò che avrebbe preoccupato
dall’inizio il premier era soprattutto Napoli, non Milano con il
processo Mills. La risoluzione dell’enigma sarebbe contenuta in quelle
pagine. Forse verranno fuori, forse no. In ogni caso la guerra tra il
Caimano e le toghe non è destinata a fermarsi. Dice un berlusconiano
autorevole. «I magistrati hanno cercato di colpire il bersaglio in
tutti i modi. E visto che non ci sono riusciti adesso sono pronti a far
uscire l’ira di Dio sul premier». La «soluzione finale» come
profetizzato da Cossiga, che in casi come questi ci prende sempre.
grazie a te che me l’hai fatto scoprire stamattina!
LOL
Bella segnalazione, grazie 🙂
Io lo sapevo che quelle li’ avevano fatto carriera a pompini…