Nella sua "Lettera sulla tolleranza" (1685) Locke afferma che, in
materia di opinioni e coscienza, l’intolleranza non è mai legittima con
l’eccezione degli atei e dei cattolici.
I primi perché non riconoscevano la Divinità, l’unica fonte di ogni morale.
I secondi perché chiedevano la libertà in nome dei principi altrui
(oggi potremo dire la laicità dello stato) per poi toglierla ad altri
in nome dei propri.
La
libertà che invocavano non era un ideale da declinare concretamente
nella garanzia della libertà di tutti ma solamente uno strumento da
usare per raggiungere un regime di libertà per essi soli.
Perciò John Locke chiedeva l’intervento civile contro questo gruppo che attentava all’ordine giuridico.
Se
è vero che gli atei non sono mai stati in quanto tali una minaccia di
sovversione per l’ordine giuridico non possiamo purtroppo dire lo
stesso di alcuni cattolici ed in generale di tutte le religioni, in
particolar modo quelle monoteiste, quando si arroccano nelle proprie
verità senza esercitare il dubbio e la vera tolleranza.
I cattolici infatti riconoscono lo stato ma non possono non riconoscere
e non obbedire a un’autorità che allo stato si considera superiore, la
Chiesa Cattolica. Detto in parole povere può anche essere stato fatto
un referendum nel 1981 che ha visto il popolo italiano approvare a
larga maggioranza la legge 194 ma i cattolici, non tutti ovvio,
soltanto alcuni tipi di cattolici, si attiveranno ad ogni occasione per
contrastarla in tutti i modi, interferendo così nell’esercizio della
libertà democratica altrui.
Attuale come non mai Locke. Pensiamo a quei parlamentari cattolici che,
reclamando la libertà di coscienza (la loro), sono pronti a votare
leggi che tolgono la libertà ad altri (la legge 40 ad esempio) o a
bocciare proposte di legge che vogliono finalmente dare diritti a chi
ancora non li ha (le coppie gay ad esempio).
Attenzione, il problema non sta nello scegliere in coscienza,
seguendo o meno i dettami della Chiesa, cosa fare del proprio corpo e
dell’embrione o feto che porta dentro di sé – e già qui si
escluderebbero tra l’altro tutti gli uomini dal dibattito.
Il problema si crea quando un cattolico, un certo tipo di cattolico
evidentemente, decide in coscienza – una coscienza formatasi
all’interno della gabbia che la Chiesa crea per lei – che tutti gli
altri, compresi i non cattolici, debbano per legge civile seguire la
legge morale che lui stesso si sente in dovere di seguire.
Per essere più chiari è bene citare direttamente il codice di diritto canonico
§2.
Adempiano con grande diligenza i doveri cui sono tenuti sia nei
confronti della Chiesa universale, sia nei confronti della Chiesa
particolare alla quale appartengono, secondo le disposizioni del
diritto.
Can.
212 – §1. I fedeli, consapevoli della propria responsabilità, sono
tenuti ad osservare con cristiana obbedienza ciò che i sacri Pastori,
in quanto rappresentano Cristo, dichiarano come maestri della fede o
dispongono come capi della Chiesa.
Detto ciò si capisce bene come per alcuni la democrazia, per
quanto riguarda alcune questioni, non conti assolutamente nulla.
L’unica autorità in merito è quella della Chiesa Universale Cattolica.
Fintanto si fermassero alle proprie scelte personali la cosa non
porrebbe problemi a nessuno. Pensano che abortire non sia giusto? Bene,
non lo fanno. Ma quando si sconfina nella libertà degli altri allora la
faccenda si complica e diventa, giustamente, pericolosa.
Se per libertà si intende l’essere liberi da costrizioni esterne
allora si può dire che il cattolico è chiaramente schiavo, magari anche
gioiosamente ma non è questo il punto, della norma della Chiesa ed, in
ultima istanza, del Pontefice Vicario di Cristo in terra: un uomo che
si dichiara infallibile e che in terra, facendo le veci di Cristo, ha
suprema "potestà di giurisdizione" su tutti i fedeli. Attualmente
stiamo parlando di Joseph Alois Ratzinger.
Ma non è finita. Schiavo come si ritrova, questo cattolico non solo
rinuncia alla propria libertà (di ragione e di azione) ma si prodiga
attivamente per toglierla ad altri che cattolici non sono e che quindi
non hanno nulla a che fare con le leggi morali cui lui è tenuto a
rispettare.
Si svela qui il grande progetto papale: annientare, tramite l’attacco
al relativismo, la libertà di ognuno di scegliere per sé e sostituire a
questa libertà la dittatura della Chiesa su scienza e coscienza.
Perché dico questo? Perché Ferrara con la sua lista Aborto no
grazie ha l’obiettivo di vietare l’aborto in Italia attraverso una
legge dello stato. Dunque di usare la sua libertà di decidere in
coscienza cosa fare e non fare per vietare qualcosa ad altri limitando
di fatto la loro libertà più intima. Giuliano Ferrara si comporta
esattamente con il cattolico che fa paura a Locke.
Per vietare l’aborto, visto che si tratta di questioni controverse e
delicatissime, sia scientificamente che moralmente, e dopo che il
popolo italiano si è espresso con un referendum, il massimo strumento
di democrazia diretta presente oggi in Italia, è necessario indire e
vincere un nuovo referendum. Questo ovviamente dando per scontato che
il sistema dei media italiano, quello che deve informare e orientare
l’opinione pubblica, sia in grado – e non lo è – di fare il proprio
dovere.
Nonostante ciò il referendum le gerarchie ecclesiastiche non lo
vogliono chiedere direttamente. Perché sanno di perdere. E proprio per
questo prendono cautamente la distanza dalla lista di Ferrara. Non per
ragioni di merito – "nobile intento" – ma solamente per contingenze
strategiche.
L’unico terreno praticabile quindi è quello della politica con la p
minuscola e dei media. Intrallazzi di partito, minacce a mezzo stampa
da parte della Cei attraverso l’Osservatore Romano e il tentativo di
mistificazione sistematica dei fatti riguardanti la legge 194 da parte
di Giuliano Ferrara, un uomo che si definisce ateo ma anche devoto (alle
gerarchie cattoliche).
Per Locke questa sarebbe stata la massima mostruosità. Un ateo ma allo stesso tempo cattolico! Qualcosa forse non solo da reprimere ma
addirittura da sopprimere.