[Aggiornamento TotoPompini] si mette male per Silvio “cento colpi di cazzo” B.

da Dagospia http://dagospia.excite.it/esclusivo.html

APPENA SBARCATA DAL VOLO RIO-MALPENSA VERONICA AVREBBE VISTO I LEGALI
PERCHÈ LA PUBBLICAZIONE DELLE INTERCETTAZIONI AVREBBE FAVORITO LA LARIO
PERCHÉ IL GRUPPO ESPRESSO E MIELI NON HANNO DIVULGATO SILVIO-HARDCORE

Ci voleva un articolone di Repubblica (by Cresto-Dina, vice direttore) per annunciare che Veronica non farà nessuna lettera-comunicato-intervista sul gnocca-gate più spettegolato e meno pubblicato? Mah. Le intercettazioni di Silvio hard-core erano – dicono gli “addetti ai livori” – nelle manine del Gruppo Espresso e in quelle di Paolino Mieli.

Quest’ultimo
“a titolo personale”, se si può dire, vale a dire non le avrebbe mai
portate a via Solferino e consegnate al redazione. Le ha tenute
gelosamente per sé e solo da qualche allusione maliziosa e fotina
birichina si è capito che il direttore del Corriere conosce – e bene –
il contenuto delle chiacchiere a ruota arrapata dell’infojato
Cavaliere.

Per quanto riguarda ‘La Repubblica’ e ‘L’espresso’
si è capito ieri, leggendo il pezzo “riassuntivo” delle prodezze &
nefandezze intercettate, a cura del vice direttore Giuseppe D’Avanzo,
che gli hard-core–files non sarebbero mai state pubblicati – e oggi
Curzio Maltese lo scrive: “la festa appena iniziata è già finita”.

Bene.
Come mai non è arrivata la spallata di carta al governo berluscone? (Ma
fino al giorno 8 luglio tutto potrebbe succedere, in base a ciò che
sentenzierà il gup di Napoli). Intanto perché, la legge vieta di
intercettare due deputati della Repubblica (senza previa autorizzazione
del Parlamento).

Secondo punto: lo studio legale del Gruppo
Espresso (Ripa di Meana) avrebbe formulato – dicono – parere negativo
sulla pubblicazione. Forse sono troppo “intime” le conversazioni,
comunque se pubblicate scatenerebbero un’apocalisse su De Benedetti e
compagni. E dato che in italia, il più pulito ha una rogna così, come
ha ricordato Cossiga alludendo alla fedeltà coniugale di Scalfari, insomma mejo abbassare penna e saracinesca.

E torniamo al silenzio di Veronica,
di cui Dagospia è stato il primo a scriverne. Ora va da sé che ciò che
scriviamo sono solo indiscrezioni di cui non abbiamo nessuna conferma
ma le fonti son ben autorevoli.

Quindi, la bomba: Lady Lario, appena sbarcata alla Malpensa, avrebbe contattato i suoi legali. Infatti, sotto il primo strato di orgoglio ferito di Veronica
batte sempre la ferita della divisione dell’impero berlusconiano.
Secondo gli “addetti ai livori”, in parole povere, il reale motivo
della crisi eterna tra Silvio e la moglie avrebbe origine dalla diversità di opinione sul frazionamento del patrimonio billionaire tra i 5 figli.

Ora il frutto di primo letto della carica fecondativa del Cavaliere sono Marina (capo della Mondadori) e Piersilvio (capo di Mediaset), quelli sfornati dai lombi della Lario
sono invece tre: Luigi, Barbara ed Eleonora. Che per ora, vista anche
l’età, non ricoprono nulla di importante se non il ruolo di consigliere.

Ora
se la matematica non è un’opinione si prende il montepremi dei sudori
del Cav infojato e lo si divide per 5: 20% ciascheduno. Facile, no?
Invece, qui sta il casino: dividendo così i tre pargoli di Veronica avrebbero in mano il 60% dell’impero, ergo la maggioranza e Silvio non lo trova opportuno, per non dire ingiusto. Lui vuole dividere a metà: 50% a Marina e Piersilvio e l’altra metà ai tre pargoli di secondo letto. Ma da questo orecchio Veronica non ci sente.

Certo, con una separazione per colpa, la situazione si ribalterebbe a suo favore, e con le chiacchiere hard-core di Silvio
sarebbe una passeggiata. Ma quelle maledette intercettazione non
intendono uscire e una separazione consensuale porterebbe solo a un
accordo famigliare (50% e 50%). Salvo errori, orrori e omissioni, così
raccontano.

Dagospia 05 Luglio 2008

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